Quest'ultima pellicola, peraltro, costituisce un altro indice importante, che Fr?�meaux non ha mancato di rilevare in conferenza stampa. Una proporzione sorprendente di film in selezione ufficiale guarda dritto alla Storia (passata, presente e futura), e osa metterla in qualche modo in discussione, dal film sul colonialismo francese di Bouchareb alla Marie Antoinette di Sofia Coppola, dal polemico pamphlet di Linklater (Fast Food Nation) al nostro Il caimano.
Un altro punto su cui il direttore artistico si è soffermato con particolare riguardo l'identità "pragmatica" del Festival, il suo essere sempre meno una semplice vetrina dell'esistente, e sempre più un punto di intersezione fertile tra cineasti, produttori e pubblico, un agente concreto di scoperta, promozione e lancio di nuovi talenti e di nuove strade per la cinematografia mondiale. Molti dei registi della selezione ufficiale infatti sono state vecchie scoperte del Festival, magari per aver vinto in passato il premio per il cortometraggio o per la miglior opera prima.
Molte opere prime nella sezione parallela "Un Certain Regard"; meno dell'anno scorso (in cui erano nettamente predominanti), ma abbastanza da confermare l'usuale, feconda eterogeneit?� della sezione, che affianca un prestigioso e stagionato studioso, critico, professore e sceneggiatore come Jacques Fieschi a nomi di prim'ordine come il nostro Bellocchio o l'indonesiano Garin Nugroho (che in patria è un vero e proprio monumento vivente), ai giovani fratelli Pang già golden boys dell'horror asiatico, a un indefesso (e discusso) sperimentatore come Rolf De Heer.
M.G.

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