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•• 27.03.06 ••
Thierry Frémeaux

cannes_fremaux170.jpgDirettore artistico del Festival di Cannes dall'edizione del 2001, Thierry Frémeaux può vantare trascorsi d'eccellenza in ambito cinetecario. Quando nel 1982 l'Institut Lumière viene inaugurato a Lione, Frémeaux, poco più che ventenne, vi entra in qualità di semplice impiegato. Già nel 1991 verrà nominato Direttore artistico dell'Istituto, diventato nel frattempo un centro monumentale eretto proprio lì dove i fratelli Lumière girarono il primo film della storia del cinema, La Sortie de l'usine Lumière.
Continuamente in crescita, l'Istituto promuove innumerevoli iniziative, dettate da propositi come la diffusione delle opere cinematografiche (omaggi, rassegne, retrospettive...), la conservazione del patrimonio filmico (ovviamente, con un occhio di riguardo per la produzione dei fratelli inventori del cinema), la documentazione a beneficio di ricercatori, studenti e quant'altri, l'organizzazione di esposizioni e mostre in materia. Frémeaux stesso a curare, insieme al Presidente Bertrand Tavernier, un'importante collana editoriale di studi cinematografici patrocinata dall'Istituto, la Actes Sud Cinéma. Ed è sempre lui, sempre con la collaborazione di Tavernier, a promuovere il restauro massivo della produzione cinematografica dei fratelli Lumière: ben 1417 film dei loro 1425 di cui si è a conoscenza.

Nel 2000 Gilles Jacob lo nomina suo successore nella direzione artistica del Festival di Cannes. Da allora Frémeaux lavorerà in sostanziale continuità rispetto alla linea proverbialmente vicina al cinema d'autore del suo predecessore; si veda per esempio la selezione, inizialmente discussa ma alla prova dei fatti vincente, del Concorso principale 2005, dove spadroneggiavano gli autori più solidamente, e da lungo tempo, affermati. Ma non si può certo accusare il nuovo Direttore artistico di adagiarsi pigramente su sentieri già battuti; gli va anzi dato atto di tutta una serie di rischi presi con l'intenzione esplicita di infrangere i confini della tradizione, di andare oltre i compartimenti stagni del "lungometraggio fiction". Nel 2004, ad esempio, accoglie in concorso due film documentari (Fahrenheit 9/11 e Mondovino) e due di animazione (Innocence e Shrek 2). Oppure, sporge coraggiosamente lo sguardo verso Oriente, selezionando per la prima volta in concorso tra gli altri Johnny To, Hong Sang-Soo, Park Chan-Wook.
Una linea, insomma, in felice equilibrio tra l'innovazione e la tradizione. Senza dimenticare l'iniziale inclinazione verso l'ambito cinetecario: è lui a volere e a sviluppare fino a farne una delle colonne portanti del Festival la sezione Cannes Classics, in cui vengono presentati ogni anno decine di classici restaurati.
M.G.

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