Tratto liberamente da un romanzo dello stesso Jonathan Safran Foer, Everything is Illuminated è una straordinaria piccola commedia sul tema dell'inevitabilità del passato. Jonathan, il protagonista del film, è ossessionato dagli oggetti appartenuti alla sua famiglia, tanto ossessionato da voler mettere tutto (dalla dentiera della nonna ai grilli nei campi) in piccoli sacchetti di plastica che custodisce in modo maniacale nella sua stanza. Troverà solo alla fine l'illuminazione sul senso di questa sua sterminata raccolta. Alex, il giovane ucraino che lo accompagna e voce narrante del film, è un allegro perdigiorno che non si è mai preoccupato sul passato della propria famiglia e suo nonno, l'autista di tutti e tre in questo viaggio, si porta nascosto dentro il dolore di una vergogna passata, vergogna con cui sarà costretto a confrontarsi.

Everything is Illuminated ha tanti piccoli pregi: dalla non rara capacità di raccontare con notevole grazia l'incontro tra due culture quasi inconciliabili, la gioventù ucraina con l'intellettuale ebreo di Manhattan, fino al pudore dei sentimenti e della narrazione, senza sentirsi sempre costretto a spiegare necessariamente tutto. Sono questi terreni in cui il cinema americano si impantana spesso, ma Liev Schreiber evita con intelligenza tutti i possibili ostacoli che si trova ad affrontare.

Il film è scritto e diretto da Liev Schreiber, noto attore newyorkese, interprete di The Manchiurian Candidate di Jonathan Demme ed è interpretato da Elijah Wood, alla sua prima grande prova dopo la trilogia del Signore degli Anelli, e da Eugene Hutz, giovane scoperta al suo esordio sul grande schermo.