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•• 02.09.05 ••
Venezia 62. - Da Clooney a De Oliveira
050902venezia.jpg Inaugurato il concorso della 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica. Due i film presentati oggi, nei pregiudizi e nei luoghi comuni uno l'opposto dell'altro: da un lato Manoel de Oliveira, novantenne maestro del cinema portoghese, dai ritmi calmi e seducenti, dall'altra George Clooney, icona del cinema americano impegnato e di qualità, dai ritmi più mainstream e attento al grande pubblico. La Mostra del Cinema, insomma, dà fin dall'inizio il segnale di voler abbracciare, contro tutte le polemiche, ogni forma di cinema.

Goog Night, and Good Luck, seconda regia di George Clooney, mette in scena la vera storia di Edward R. Murrow, un anchorman della CBS, negli anni feroci del Maccartismo. Siamo nel 1953 quando il mezzo televisivo sta muovendo i primi passi e Murrow presenta See it now, un programma di approfondimento giornalistico. Nonostante i dubbi dei suoi superiori Murrow da il via ad una serie di inchieste sui metodi di indagine della commissione parlamentare per le attività antiamericane presieduta dal senatore McCarthy.
Sono anni in cui essere sospettati di simpatie filocomunista può far perdere il posto di lavoro e far diventare un paria per la società. La commissione McCarthy non essendo un organo giudicante ma solo d'indagine si può permettere di gettare accuse su chiunque senza dover presentare alcune prove.
Clooney affida il giudizio su McCharty alle parole di McCharty stesso, un vero coprotagonista del film attraverso i filmati della trasmissione originale della CBS. Ne esce fuori un personaggio livoroso, costruito dall'odio e dalla paura e intenzionato a creare un ambiente di continua paranoia. Il richiamo all'America di oggi è abbastanza evidente. L'obbiettivo di Clooney è il conformismo che lega i dirigenti della rete alle proprie paure. La battaglia che intraprende Murrow più che contro il Maccartismo è contro una televisione che vuole solo intrattenere e contro un informazione che racconta solo quello che ci piace sentire. Un conformismo che cerca di impigrire il pensiero e far vivere tutti in perenne paranoia. E Clooney da il suo piccolo colpetto facendo fumare con grande soddisfazione tutti i personaggi del suo film.

Chi scrive non sa quanti film ha girato Manoel de Oliveira. Non me li ricordo, scusate, ma è difficile stare dietro alla filmografia di un uomo nato nel 1908 che continua a girare due film l'anno con lo stesso entusiasmo di un ragazzino. De Oliveira ha ricevuto, l'anno scorso, il Leone d'Oro alla carriera e continua a venire a Venezia per partecipare al concorso a confrontarsi con gli autori di ogni età e nazionalità.
Espelho Magico riconferma tutta l'ironia e la serietà di Manoel de Oliveira. Luciano è appena uscito dal carcere per un crimine non commesso e trova lavoro come autista presso Alfreda, una donna ricca e sola, ossessionata dalla Vergine Maria. Tra gli ospiti della villa si alternano preti e professori di teologia, tutti a chiedersi se la Madonna fosse ricca, e se poi è tanto grave essere ricchi. E intanto Alfreda, che non riesce ad avere un figlio da suo marito Bahia, cade sempre più vittima della depressione, desiderosa fino alla follia di un apparizione della Madonna. Luciano, unica persona amica, cerca allora di organizzare una finta apparizione.
A forza di dedicarsi al culto dei morti e ai misteri della fede i personaggi di de Oliveira si dimenticano di vivere. Al loro stanco trascinarsi De Oliveira contrappone il suo sano e laico vitalismo, fatto di un profondo umanesimo, un grande amore per la vita e un pensiero lucido e leggero. Il regista portoghese ama far sorridere e tara il proprio pubblico ad un ritmo di vita più sano. Non abbiamo bisogno di troppi misteri, ci ricorda De Oliveira, la verità c'è l'abbiamo davanti agli occhi ed è anche bella.

La serata si è conclusa con The Exorcism of Emily Rose, fuori concorso, inutile presenza a questa Mostra del Cinema. Il film racconta la vera storia di Emily Rose, giovane universitaria americana morta in seguito ad un rito di esorcismo eseguito da un prete cattolico. Costruendo un convenzionale film processuale Scott Derrickson ripercorre le fasi del processo al sacerdote, accusato di omicidio colposo, mettendo in scena le due parti in causa: la ragazza era epilettica oppure realmente posseduta dal demonio?
L'intensione del film sarebbe l'esaltazione del mistero della fede, ma alla fine riesce solamente a spacciare per mistica una bassa religiostià da grandi occasioni. Con una messa in scena degna di un film per la televisione (ma di quelli da palinsesto estivo) si tenta un'equilibrio tra Perry Mason e l'esorcista, senza riuscire a concludere su nessun fronte.

Su Fanaticaboutfestivals.it
>> L'archivio della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

In rete:
>> La Biennale Cinema

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