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•• 08.09.05 ••
Venezia 62. - Alexey German, Stanley Kwan e Cristina Comencini
050909garbastum.jpg La 62. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia si avvia alla conclusione. Al penultimo (o terz'ultimo; il bravo cronista inizia a perdere i conti) giorno porta in scena ben tre film del concorso: il russo Garpastum, l'italiano La bestia nel cuore e il cinese Changhen ge (Everlasting Regret).
Mettiamo subito le mani avanti, è difficile che uno di questi tre film vinca il Leone d'Oro quest'anno. Arrivati quasi alla fine del festival la pazienza del bravo cronista (e probabilmente del bravo giurato) si assottiglia e si fa maggior fatica a digerire film impegnativi (il russo e il cinese) e non del tutto riusciti (La Bestia del Cuore).

Sia Garpastum di Alexey German Jr. che Changen he di Stanley Kwan cercano di raccontare il trapasso tra due epoche storiche metaforizando vite private.
Il film russo dichiara fin dalla prima scena la propria intenzione. Alla periferia di Sarajevo del 1914 Gavrilo Princjp saluta la moglie e il figlio, prima di recarsi ad uccidere l'arciduca Ferdinando. La scena si sposta a San Pietroburgo: quattro ragazzi appassionati di calcio (il Garpastum del titolo) fondano una piccola squadra e girano per i vicoli giocando per soldi. Scoprono l'amore e sognano un futuro diverso, ma la Storia è lì, pronta a travolgerli, tra Grande Guerra e Rivoluzione bolscevica.
Al di là dell'accurato affresco storico, realizzato anche attraverso una fotografia laccata e patinata, il film però non va. Congelati nel loro momento i personaggi non comunicano nulla allo spettatore di oggi e ci si trova di fronte ad una pura dimostrazione di capacità di messa in scena fine a se stessa. Alexey German Jr. è decisamente bravo, ma per ora non pare avere nulla da dire al pubblico.

Anche Stanley Kwan si pone l'obbiettivo di raccontare una svolta storica: dal 1947 al 1981 attraverso la vita della bella Wang Qiyao, Kwan mette in scena la storia di Shangai. Giovanissima, Qiyao diventa Miss Shangai, cadendo presto tra le braccia di un dirigente del Partito Nazionalista. Arriva la guerra civile e arriva il declino della donna e della città. La Rivoluzione Culturale è solo un lungo buco nero nella loro storia e, con l'inizio degli anni ottanta si ricomincerà ad aprirsi all'estero. Ma la nuova ricchezza richiederà di sacrificare il passato e la memoria.
Per chi conosce anche solo vagamente la storia della Cina Meridionale il paragone tra Qiyao e la città di Shangai appare anche troppo evidente. Rispetto al film russo Stanley Kwan dimostra più passione e la voglia di raccontare la Cina e la Shangai di oggi. Il regista si perde però a volte in un eccessivo compiacimento delle proprie capacità, stancando a volte anche lo spettatore più attento. Un film come Changen he (letteralmente La Canzone del rimpiano senza fine) a fine festival risulta forse troppo impegnativo, per una mente ormai non più freschissima.

Tratto dal suo stesso romanzo, la Comencini racconta, con La bestia nel cuore, il dramma di un abuso sessuale di un padre ai suoi due figli. Il ricordo del trauama riaffiora quando i due sono ormai adulti (Giovanna Mezzogiorno e Luigi Lo Cascio) e in un drammatico confronto cercheranno entrambi di trovare una via d'uscita al proprio dolore.
Il film ha momenti buoni, un ottimo cast (soprattutto nei ruoli secondari) ma manca, come buona parte del cinema italiano, di una messa in scena curata. Troppe volte si cade nel genere televisivo (che il film paradossalmente attacca un po' gratuitamente) e si nota un eccesso di attenzione verso la scrittura a scapito dell'aspetto visivo.

Su Fanaticaboutfestivals.it
>> L'archivio della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

In rete:
>> La Biennale Cinema

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