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•• 07.09.05 ••
Venezia 62. - Joao Botelho e Tim Burton
050908botelho.jpg Alla 62. Mostra del Cinema di Venezia è di scena, dopo Manoel de Oliveira, il secondo film portoghese in concorso, Il Fatalista di Joao Botelho. Dietro entrambi c'è la sapienza produttiva di Paulo Branco, vero demiurgo del cinema lusitano. Il Fatalista è un libero adattamento del libro di Denis Diderot e racconta di Tiago, autista di un uomo d'affari, e dei suoi racconti sul senso della vita, sulle donne e sulla morte. Portando in giro il proprio padrone, in un Portogallo misterioso e affascinante, Tiago racconterà le sue storie e incontrerà altri narratori, e narratrici, portatori di affabulazioni e riflessioni.

Del libro di Diderot Botelho mantiene l'andamento narrativo settecentesco, soluzione che gli permette di inserire lunghe digressioni, senza doversi preoccupare eccessivamente dell'unità complessiva del film. Ne esce un divertente esempio di cinema filosofico, capace di riflettere con sagacia e leggerezza su temi come il destino, l'amore e la vita, senza perdersi in pesantezze retoriche. Come il suo maestro e conterraneo De Oliveira, Botelho è portatore di un pensiero illuminista, laico e aperto e, in questi tempi dal sapore a volte neo medioevale, i loro film sono sane boccate d'ossigeno per l'anima e la mente.

La messa in scena è inoltre impeccabile e ogni mimino dettaglio denota l'amore dell'autore per la precisione e un profondo rispetto per lo spettatore, abituato ormai a regie spesso superficiali. E' quello di Botelho un cinema completo, in cui attori, montaggio, fotografia e scenografia sono, con la regia, sono considerati tutti elementi esenziali e usati sempre con un scopo preciso. In un momento in cui buona parte del cinema cerca la propria via in una velocità che cancella i dettagli, diventa importante fermarsi un attimo e riscoprire tutti gli elementi di cui si compone il linguaggio cinematografico.
De Oliveira e Botelho difficilmente vinceranno premi a questo 62. Festival di Venezia. Altri sono i film che hanno impressionato di più, che sono più innovativi e meritevoli di riconoscimento. Ma fa piacere sapere che in Portogallo si continui a mantenere viva un'idea di cinema che è portatore allo stesso tempo di freschezza, serietà formale e amore per la libertà di pensiero.

Grande successo anche per la presentazione di Corpse Bride di Tim Burton. Si tratta di un film ad animazione a passo uno. Per chi non lo sa si tratta di una tecnica di animazione con miniature: si gira un fotogramma, si muovono le miniature di pochi millimetri e si gira nuovamente un fotogramma. Tim Burton, con questa tecnica, aveva già stupito il mondo con Nightmare Before Christmas. Con Corpse Bride supera se stesso e sorge il dubbio che si tratti di un film in pura animazione digitale. La perfezione dei movimenti, i movimenti della macchina da presa e le espressioni dei personaggi trascendono, infatti, eccessivamente i limiti della materialità. Digitale o no, comunque, il film ha una ricchezza visiva eccezionale che sorregge una trama bella e coinvolgente. Un grande film, probabilmente superiore all'idea che vuole dare di se stesso.

La serata si è conclusa con il divertente Le parfum de la dame en noir di Bruno Podalydès. Tratto da un romanzo di Gaston Leroux (l'autore de Il Fantasma dell'Opera) il film francese è un omaggio alla letteratura d'evasione del primo novecento. Ambientato in un castello sulla Costa Azzurra il film è una carambola di passaggi segreti, cambi d'identità, affascinanti personaggi e misteriosi omicidi. Un insieme senza troppe pretese, se non quella di creare una certa atmosfera vintage, un gusto per la narrazione leggero e spensierato. Un film insomma che ricorda gli eterni scontri tra Topolino e Macchianera.


Su Fanaticaboutfestivals.it
>> L'archivio della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia

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