L'edizione del Rotterdam Film Festival di quest'anno è stata fortemente segnata dal ricordo di Theo Van Gogh, il regista olandese assassinato lo scorso 2 novembre, da un giovane di origine marocchina per vendicare le prese di posizione del regista rispetto all'Islam. L'omicidio è, infatti, avvenuto dopo che la televisione olandese aveva mandato in onda Submission, un documentario di Van Gogh sulla violenza contro le donne nelle società musulmane. Il caso, avvenuto a solo due anni di distanza dall'omicidio di Pym Fortuyn, figura di spicco della destra olandese, ha profondamente messo in crisi il modello olandese. Un paese che ha fatto del proprio multiculturalismo, delle sue libertà civili, dell'idea di società aperta e tollerante, un vanto nazionale si è trovato improvvisamente a dover affrontare le contraddizzioni della convivenza tra culture nel suo aspetto più feroce.
Il Festival di Rotterdam si è così trovato schiacciato tra la volontà di rendere omaggio ad un autore ucciso per aver goduto della propria libertà di espressione, il timore di ritorsioni e l'ambiguità del concetto di tolleranza. A Theo Van Gogh è stato dedicato un premio al festival ed è stato proiettato 05/06, il suo film postumo, dedicato proprio all'omicidio di Pym Fortuyn. La proiezione di Submission, il documentario che ha causato la morte del regista, è stata però annullata, per motivi di sicurezza. La comunità islamica olandese, aveva in precedenza, criticato il film, considerandolo offensivo.
Il Festival di Rotterdam è diventanto, suo malgrado, specchio dell'Olanda, e dell'Europa, di oggi, sospesa nevroticamente tra i principi della tolleranza culturale e il diritto alla libertà di espressione.


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