Il film ha decisamente diviso la critica italiana. Molto convinto della prova di Garrone è Roperto Nepoti di Repubblica. Il critico del quotidiano romano parla di un film recitato in maniera straordinaria e, in generale, del ritorno del cinema d'autore. Dice Nepoti: In un concorso finora dominato da film di buon livello qualitativo, ma privi di un'impronta d'autore, (il film di Garrone) è un'eccezione di cui la giuria dovrebbe tenere serio conto.
Di tutt'altro avviso invece Tullio Kezich sul Corriere della Sera, che elogia gli attori ma avanza qualche dubbio sul film. A Garrone Kezich riconosce la qualità pittorica delle scene e l'accuratissimo studio di luci ed ombre, ma proprio in un questa rigorosissima messa in scena Kezich vede il limite del film. Il paragone che viene in mente al critico milanese è con Marco Ferreri, che, a differenza di Garrone, era armato di una perfida ironia. Garrone invece si prende terribilmente sul serio e Kezich teme che l'esasperazione formale raggeli la comunicazione: uno stilista del talento di Garrone non deve ridursi a diventare uno stilita.
Anche Alessandra Levantesi sulla Stampa di Torino è convinta dalla prova degli attori ma non dal film in generale. Anche qui il rischio è un eccesso di formalismo, che trasforma il film in un puro esercizio di stile, ma che lascia fuori dalla porta qualunque trasporto emotivo.

Durissima invece la Frankfurter Allgemeine Zeitung con il film di Matteo Garrone. Scrive infatti il quotidiano francofortese: il perchè Sonia sia talmente affascinata da Vittorio, da lasciarsi dimagrire fino a 42 chili, è un enigma grande quanto la partecipazione di questo film al concorso. Il giornale tedesco parla di assoluta inverosimiglianza e incomprensibilità e lamenta, più in generale, l'incapacità del cinema di parlare di feticismo e rapporti estremi senza rinunciare al finale violento e sanguinario. Usando un gioco di parole la Frankfurter sostiene che Garrone ha trasformato un Kammerspiel in un Jammerspiel (un gioco insulso).
Per fortuna che a rallegrarci arriva Der Spiegel con una sarcastico pezzo sul mondo surreale della Berlinale. Che razza di persone sono i corrispondenti dal Festival di Berlino, si chiede il settimanale tedesco nella sua edizione on line? Simili a talpe, temono la luce del sole e si rifugiano all'interno di buie sale, si nutrono solamente di salatini e champagne, offerti, senza nemmeno celare troppo la corruzione implicita, dalle case di produzione e odiano (almeno quelli tedeschi) il cinema germanico, cercando ad ogni piè sospinto la star hollywoodiana.
E a proposito delle star hollywoodiane Der Spiegel elogia le qualità di attrice di Charlize Theron, non tanto per la sua interpretazione in Monster, quando per la sua capacità di dissimulare la noia nel partecipare ad un incontro organizzato in suo onore. Noia riconoscibile solo dalla velocità con fugge dall'incontro dopo solo mezz'ora. Incontro a cui invece partecipazione entusiasti (ci sono salatini e champagne) i giornalisti di cui sopra.
L'incontro della Filmakademie tedesco, sullo stato del cinema in Germania, si è svolto invece, sempre secondo Der Spiegel, come un congresso della SPD: tutti a lamentarsi e a piangersi adosso. Un piagnisteo che indispone non poco il regista Tom Twyker, che parla di comportamento insopportabile. E alla fine tutti fuggono dall'incontro per rifugiarsi in qualche sala. A vedere quale film, si chiede Der Spiegel? Non importa, basta che non sia tedesco.