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•• 15.01.04 ••
Le Invasioni Barbariche

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La grande sorpresa cinematografica di quest'inizio anno è il film quebecchese Le Invasioni Barbariche di Denys Arcand. Uscito un po' in sordina il 5 dicembre scorso il film canadese ha goduto di un entusiastico passaparola tra il pubblico che gli ha fatto lentamente salire la classifica, dove resiste ormai saldamente tra i primi dieci.

Il film, in concorso all'ultimo Festival di Cannes, ha vinto il premio per la miglior sceneggiatura e quello per la miglior attrice, andato a Marie-Josée Croze. Il film è inoltre candidato come Miglior Film Straniero ai Golden Globe e ha buone possibilità per farsi notare anche agli Oscar.

E chissà chi sono i barbari delle invasioni di Denys Arcand che invadono l'impero ormai in declino. Sono i medici di origine vietnamita o il paziente bengalese che divide la stanza con il protagonista Remy, professore universitario socialista e gaudente, ormai malato terminale. O sono gli attacchi dell'undici settembre, a cui Arcand accenna di sfuggita, con l'occhio di uno che è geograficamente vicino ma culturalmente alla periferia dell'impero. O sono semplicemente i figli, che con i loro modi strani e incomprensibili invadono l'impero che è stata la nostra vita. E come un imperatore in declino, Remy in punto di morte, si lascia circondare dall'affetto caloroso dei vecchi amici e dall'affetto inespresso della famiglia, e si lascia andare ad una valutazione della propria vita. Ma occhio! Siamo in Quebec, non negli States. E la morte è dunque qualcosa di troppo serio per non scherzarci sopra con chiacchiere su donne, sesso, cibo, filosofia e storia.

Le invasioni barbariche, seguito ideale del fortunato film di Arcand del 1987 Il declino dell'impero americano, è uno dei risultati più alti raggiunti dal regista canadese. Come tutti i suoi lavori precedenti, Le invasioni barbariche, si articola attraverso diversi livelli e molte sfaccettature: dalla sobria ma costante presenza dell'anima profondamente cattolica del Quebec, alle ironie sul sistema sanitario nazionale canadese, da un fastidio puramente estetico verso gli Stati Uniti, fino alle più sincere e non ipocrite considerazioni su temi come droga ed eutanasia. Eppure, anche se i temi affrontati da Arcand sono infiniti, si uniscono nel definire la vita di un uomo, senza riuscire, alla fine, a svelarne il mistero.


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