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•• 13.09.07 ••
Il Pardo ruggisce ancora, il palmarès del 60° Festival di Locarno

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Sessanta anni e non sentirli, questa doveva essere lo spirito con cui il Festival di Locarno di apprestava a celebrare la ricorrenza. Un festival giovane, nonostante gli anni, aperto ad un cinema diverso, impegnato e innovativo. L’edizione 2007 però si è rivelata piuttosto deludente, quasi gli artigli del vecchio Pardo abbiano iniziato a non graffiare più. Difficile è stato il compito della giuria, che si è dichiarata in difficoltà nel creare una linea di lettura attraverso i 19 titoli del concorso. La scelta del Pardo d’Oro è però stata effettuata all’unanimità, in virtù di un cinema di innovazione, di ricerca, di approccio personale, proprio per restare nello spirito “locarnese”, e forse il titolo del film premiato vuole rappresentare un augurio di rinascita per le prossime edizioni. Il primo premio è stato, infatti, attribuito a The Rebirth (Ai no yokan) del regista giapponese Masahiro Kobayashi, che a Locarno era già arrivato nel 2003 con il più interessante Amazing Story. Un Pardo d’Oro ad un film sul dolore e sulla solitudine, che pone lo spettatore allo stesso piano dei suoi protagonisti costringendolo ad un’ossessiva riproposizione di gesti sempre uguali, ma pur sempre unici. Il film di Kobayashi può essere criticato aspramente, definito manierista, un puro esercizio di stile, con evidente spregio del pubblico, ma dalla sua parte ha il fatto di essere uno dei pochissimi esempi di film capaci di osare. The Rebirth racconta la storia di una donna la cui figlia adolescente ha ucciso una compagna di classe e del padre di quest’ultima.

Discutibile la scelta del Pardo al migliore attore. Il premio è stato attribuito ad ex-aequo a Michel Piccoli per il bel film (sottovalutato) Sotto i tetti di Parigi di Hiner Saleem e a Michele Venitucci, pugile di Fuori dalle corde di Fulvio Bernasconi. Considerato che Michel Piccoli aveva già ricevuto il premio Masterclass per la sua lunga carriera, la scelta di conferirgli anche il premio come miglior attore non riflette lo spirito giovanile di Locarno e pare quanto meno ridondante, ponendo in secondo piano il risultato ottenuto dal nostro Venitucci. Il premio per l’interpretazione femminile è andato a Marian Alvarez per il film spagnolo Lo mejor de mí di Roser Aguilar.
Il direttore artistico Frédéric Maire si è dichiarato molto soddisfatto di questa edizione e delle scelte coraggiose del palmarès ma la sensazione è quella che il festival non abbia proposto molto di realmente incisivo e graffiante. Non azzardiamo a dare giudizi a proposito, impossibile sarebbe decretare colpe, vuoi che si tratti di una congiuntura della produzione cinematografica internazionale, vuoi che si tratti di carenze di programmazione o selezione dei titoli. La speranza è che la rinascita cinematografica prospettata con il premio a Kobayashi sia quanto mai prossima.

C. P.

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