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•• 21.05.07 ••
Festival di Cannes: il meglio dei primi quattro giorni sulla Croisette

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L’edizione n° 60 del Festival di Cannes è partita con i fuochi d’artificio. Il programma sulla carta era già strepitoso, privilegiando il cinema di qualità ma confermandosi come appuntamento mondano irrinunciabile per cineasti e divi del grande schermo.

Il concorso si è aperto con l’attesissimo esordio anglofono di Wong Kar Wai. My Blueberry Nights non ha però convinto il pubblico e i critici. La proiezione all’Ambassador del Palais è stata, infatti, accolta con applausi tiepidi. Forse le aspettative erano troppo alte, sicuramente la prima volta al cinema della cantante Norah Jones e il cast di all-star schierato dal regista cinese non mancherà di appassionare il pubblico nelle sale italiane. Dopo Wong Kai Wai, il concorso ha puntato gli occhi su Zodiac, ritorno al serial-thriller per il regista David Fincher quasi dieci anni dopo il suo Seven. Fincher ha ricostruito il mistero di Zodiac, un killer seriale che ha terrorizzato San Francisco negli anni Settanta. Fincher ha scelto uno stile semidocumentaristico, senza finzione. Il film è basato interamente su fatti veri e documentati. Già uscito nelle sale italiane, il film è stato molto apprezzato anche dalla critica francese. Viene dalla Romania il film più provocatorio visto per ora al Festival, dal titolo 4 mesi, 3 settimane e due giorni del regista Cristian Mungiu. Una storia ambientata nel 1987 durante il governo Ceausescu incentrato sul tema dell’aborto. Spiega il regista che a quei tempi l’aborto “era considerato come un atto di libertà verso il regime e non come un problema morale”. Il film, salutato da generosi applausi, porta alla luce un aspetto poco conosciuto della storia della Romania.

La cinematografia francese è stata protagonista della terza giornata di Festival con il musical Les Chansons d'Amour di Christophe Honoré, in concorso, e Boarding Gate di Olivier Assayas, presentato fuori gara nella sezione Mezzanotte. Nonostante il forte amor di patria dimostrato dai critici francesi, entrambi i film transalpini non hanno soddisfatto l’esigente platea del Festival. Delude anche Andrei Zvjagincev, vincitore del Festival di Venezia 2003 con Il ritorno. Il suo film, Izgnanie, dramma intimista che racconta di una donna costretta ad abortire, non ha entusiasmato.

Il quarto giorno di Festival è interamente incentrato sulla figura di Michael Moore, che per l’occasione ha perso oltre dieci chilogrammi. Il cattivo ragazzo del documentario americano torna a Cannes dopo la Palma d’Oro per Fahrenheit 9/11, con Sicko, un documentario fuori concorso in cui si scaglia contro la sanità statunitense. Il film è stato premiato con il più lungo applauso del Festival. Lo stesso giorno, quasi una comparsata, è stato presentato Breath di Kim Ki-duk. Il film coreano, del regista di film culto come Ferro 3, è quasi passato sotto silenzio oscurato dal clamore suscitato da Moore. Girato in due settimane con un budget bassissimo, il film racconta la vicenda di Yeon e di un condannato a morte per l’omicidio di moglie e figli. Nemmeno Kim Ki-duk ha però saputo strappare applausi a scena aperta.

Tornano a puntare in altro i fratelli Ethan e Joel Coen con l’attesissimo No Country for Old Men, tratto dal romanzo del premio Pulitzer Cormac McCarthy. Il film, quasi un western metropolitano, scuro e intricato, è piaciuto molto a pubblico e critica, ma la sensazione è che il Festival di Cannes stia ancora conservando i suoi colpi migliori per i prossimi giorni!

C.P.

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