I tedeschi dal canto loro non si sono certo risentiti e hanno scoperto la goia di acclamare i divi locali. Presidente di giuria è Roland Emmerich, regista tedesco di nascita e formazione e americano di fama, fresco del successo di L'alba del giorno dopo. Per il pubblico berlinese è, insomma, uno che c'è l'ha fatta; un divo locale da esportazione. Stessa accoglienza trionfale per Franka Potente, l'ex Lola che correva per la capitale tedesca, partner di Matt Damon nella saga di Bourne, rappresentante del cinema tedesco d'oltreoceano. E in fondo, anche se non si è fatto la passerella, viene considerato tedesco anche Bruce Willis, che qui è nato (suo padre lavorava in una base Nato), a Berlino per presentare il suo ultimo action-movie Hostage.
Ma i maggiori applausi li ha ricevuti Klaus Wowereit, sindaco di Berlino e (fatto più unico che raro) membro della giura che dovrà assegnare l'Orso d'Oro. I berlinesi hanno accolto come un divo americano il loro Borgomastro, a passeggio sul tappetto rosso sottobraccio al suo compagno J??rn Kubicki.

Sul Corriere della Sera, Tullio Kezich, nota come, lo spostamento delle date degli Oscar, abbia privato il festival tedesco, di quei titoli "quasi" Oscar, che erano uno dei punti forti della manifestazione tedesca. Film come The Aviator, che in passato sarebbe stato "da Berlinale" in Germania sono già usciti e il critico milanese riporta la sconsolata dichiarazione del direttore della Berlinale Dieter Koesslick "La signora Mueller Siebenschoen di Duesseldorf non si prende tutti gli anni 14 giorni di ferie per vedere alla Berlinale i film che può godersi anche nel Multiplex sottocasa". La declinazione tedesca della classica casalinga di Voghera entusiasma a tal punto Tullio Kezich che il critico milanese si chiede cosa potrebbe mai pensare la signora Siebenschoen del film d'apertura Man to Man. Un film "talmente melodrammatico da risultare risibile".

Anche Paolo D'Agostini su Repubblica non tratta meglio il film di R?�gis Wargnier: "un filmone didascalico e pieno di buone intenzioni o come qualcuno ha già detto un polpettone politicamente corretto". La storia degli antropologi che trattano una coppia di pigmei come animali con convince il critico del quotidiano romano, che nota l'insensatezza di mettere a confronto una sensibilità ottocentesca (gli scienziati cattivi) con una moderna (quelli buoni).
Per il resto La Repubblica dedica, anch'essa, ampio spazio a Bruce Willis, che ha entusiasmato, con la sua verve la conferenza stampa a Berlino. In Hostage recita accanto alla figlia e per i giornalisti è un invito a nozze poter parlare dell'ex duro Willis, diventato padre affettuoso.

Si distingue, come sempre, il reportage del prestigioso Die Zeit. Lo storico giornale tedesco infatti racconta "i piedi sono gelati e dall'alto cade la pioggia direttamente nel colletto. Berlino a febbraio, non ne il luogo ne il momento per un festival glamour". L'inviato di Die Zeit, dopo essere rimasto in silenzio sotto i fotografi che urlavano i nomi dei vari divi, ha disertato il film d'apertura, ed è andato a dormire (parole sue) alla proiezione Brasileirinho, documentario sulla musica latina di Mika Kaurismaki.

Il Festival di Berlino può essere seguito (almeno nelle sue conferenze stampa) anche in formato streaming dal sito della Berlinale.

In Fanaticaboutfestivals.it:
>> La scheda della 55° Berlinale
>> L'archivio del Festival di Berlino
>> Il reportage dell'anno scorso

In rete:
>> La 55° Berlinale
>> La diretta dal Festival di Berlino
>> Il trailer di Hostage, con Bruce Willis


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