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•• 02.12.03 ••
Corto Imola Festival

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La decima edizione del Corto Imola Festival, Mostra Concorso Internazionale del Cortometraggio diretta da Franco Calandrini, si svolgerà da mercoledì 3 a lunedì 8 dicembre 2003 presso il Teatro Comunale Ebe Stignani di Imola.

Più di 1.000 corti sono giunti alla segreteria del festival; 1.055, per l'esattezza, da ben 78 paesi. Un numero enorme, che conferma come il Corto Imola Festival sia divenuto uno degli appuntamenti di maggior rilievo per chi si interessi di cortometraggio in Italia.

La decima edizione del Corto Imola Festival, Mostra Concorso Internazionale del Cortometraggio diretta da Franco Calandrini, si svolgerà da mercoledì 3 a lunedì 8 dicembre 2003 presso il Teatro Comunale Ebe Stignani di Imola.

Più di 1.000 corti sono giunti alla segreteria del festival; 1.055, per l'esattezza, da ben 78 paesi. Un numero enorme, che conferma come il Corto Imola Festival sia divenuto uno degli appuntamenti di maggior rilievo per chi si interessi di cortometraggio in Italia.

Il festival dedica quest'anno un ampio omaggio a Yamamura Koji, enfant prodige dell'animazione indipendente giapponese. Ha esordito a tredici anni e in breve tempo ha esportato il suo lavoro e la sua fama su tutti i palcoscenici di qualità, dal festival di Hiroshima a quello di Berlino, da quello di Chicago ad Annecy dove il suo Mt Head del 2002 (nominato agli Oscar 2003) ha vinto il prestigioso Gran Prix.

Regista dalle atmosfere soffuse, è uno sperimentatore di tecniche diverse: disegno, computer-grafica, disegno diretto su pellicola, clay animation. L'ecletticità dei mezzi e dell'ispirazione gli hanno dato il soprannome di 'bad boy' dell'animazione giapponese. Enkinho no hako (La scatola della prospettiva, 1990) è realizzato ad esempio con un mix di tecniche e un collage di foto, disegni, oggetti 3D.

Atama Yama (Mt Head) è una metafora dell'esistenza umana, una parodia della società giapponese contemporanea con tanto di invivibile densità abitativa. Basato su un antico racconto del repertorio di monologhi comici rakugo riadattato alla Tokyo moderna, esplora il tema della coabitazione e, più in generale, della qualità della vita contemporanea.


Verranno presentati al Corto Imola Festival alla presenza degli autori alcuni documentari firmati da Maria Martinelli e Stefano Mordini, prodotti da Offside, sul tema della globalizzazione: un ciclo di réportages realizzati in collaborazione con la rivista Internazionale (che ogni settimana pubblica il meglio della stampa estera) e avvalendosi di giornalisti ed esperti di cui la rivista pubblica le testimonianze. Ogni réportage - della durata di 45 minuti - approfondisce un tema focalizzando la propria attenzione sul paese che più duramente ne subisce gli effetti e affrontandolo con gli strumenti tipici dell'inchiesta giornalistica.


A Imola, si potranno vedere due film passati pochi giorni fa, in anteprima, al Torino Film Festival. Si tratta di Palabras di Corso Salani (che è anche tra i giurati della rassegna imolese) e Illuminazioni-O su o giù di Bruno Bigoni, anch'egli presente a Imola.
Palabras di Salani è stato girato in Cile e narra la storia d'amore vissuta tra Adela, una ragazza spagnola, e l'italiano Alberto, interpretato dallo stesso regista. Durante un fine settimana a Santiago, la ragazza racconta a due amiche la storia, vissuta un anno prima durante una missione di lavoro sulle Ande.

Il regista toscano, anche attore in film altrui (è lui il giornalista del Muro di gomma di Marco Risi, per lo stesso regista ha interpretato Nel continente nero a fianco di Diego Abatantuono), è autore di film come Voci d'europa, Gli occhi stanchi, Occidente, il docu-fiction Cono Sur.

Illuminazioni è un progetto pensato come seriale televisivo, prevede 12 telefilm della durata di un'ora ciascuno. O su o giù è la prima, autoprodotta come numero zero.
Il film non ha una vera e propria sceneggiatura, nasce da un canovaccio e viene sviluppato attraverso un lavoro di improvvisazione insieme agli attori, che sono i veri autori della sceneggiatura. Il progetto si muove nel territorio della ricerca e della sperimentazione. E' interpretato da Daria D'Antonio, Marco Maria De Notaris, Gioia Spaziani, volti noti dell'universo delle soap-operas.

Qui due ragazze si trovano casualmente ad entrare nello stesso portone. Si guardano. Si conoscono? Probabilmente no. Salgono le scale insieme, si sorridono e si fermano davanti allo stessa porta. Si guardano di nuovo. Suonano alla porta. Compare Marco. Il ragazzo le guarda e chiude loro la porta in faccia. Iniziano così gli ultimi due giorni di un duello d'amore. Lui deve scegliere, loro devono farsi scegliere: ogni arma è buona, non esistono regole, l'obiettivo è conquistarlo.


Al Corto Imola Festival sarà possibile anche rivedere (in collaborazione con Fondazione Scuola Nazionale di Cinema-Centro Sperimentale di Cinematografia, Cinema Communications Service) Zeder di Pupi Avati; il film del regista bolognese (piccolo gioiello di suspence che compie ora 20 anni) interpretato da Gabriele Lavia, Anne Canovas, Cesare Barbetti e Bob Tonelli, racconta di un giovane scrittore (Lavia) che nel nastro d'una macchina da scrivere usata regalatagli dalla fidanzata trova strane frasi che gli permettono di ricostruire inquietanti teorie: sinistre figure tornano dall'aldilà sotto i suoi occhi increduli.

In un periodo in cui dagli USA (l'inizio degli anni '80) giungevano echi di un cinema horror votato alle tinte forti, il film di Avati giocava su atmosfere inquietanti e morbose, debitrici di un tipo di provocazione di carattere orrorifico che si ricollegava alla favola contadina, favola in cui i morti, gli squartati o i morti che tornano, sono ricorrenti.


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